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Cinema, un ponte tra culture

Secondo un’indagine il grande schermo può favorire la conoscenza e il dialogo interculturale. Il risultato coinvolge soprattutto la parte più giovane e istruita della popolazione che cerca di occasioni di incontro

Il dialogo interculturale passa anche dal cinema. Lo sostiene un recente studio condotto da Paola Bensi, docente di Marketing all’Università Cattolica di Piacenza-Cremona, su un campione di 411 intervistati, selezionati tra il pubblico che nel 2008 ha partecipato alle edizioni del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina e del Far East Film Festival di Udine.

Dall’indagine, promossa da Media Salles nell’ambito del progetto Cinemamondo, risulta infatti che il 61% degli intervistati, perlopiù giovani (il 55% ha meno di 25 anni) che sono in possesso di una laurea (33%) e parlano più lingue (nel 92% dei casi l’inglese), considera la fruizione di prodotti audiovisivi di origine non occidentale uno strumento utile per approfondire la conoscenza di culture diverse.

Film che, rivela la ricerca, sono visti soprattutto al cinema (59%) contro il 38% che ne fruisce in Dvd o in tivù (16%). Tra le cinematografie più seguite ai primi posti si collocano, oltre alle pellicole asiatiche - con la prevalenza di film di origine cinese (nel 40% dei casi), coreana (30%) e giapponese (30%) -, le mediorientali, provenienti soprattutto da Israele (23%) e Iran (22%). Seguono quelle dell’America Latina, prodotte specialmente in Argentina e Messico (20%).

E se le sale cinematografiche restano il luogo privilegiato per la fruizione di questi prodotti, anche canali televisivi e home video potrebbero rivestire un ruolo importante per incentivarne il consumo. Del resto, come sostiene il 36% degli intervistati, proprio i lungometraggi extraeuropei e non statunitensi costituiscono la prima tipologia di programmazione ricercata nei canali televisivi non italiani. Mentre coloro che dichiarano di non aver visto nell’ultimo anno pellicole di nazionalità diverse (il 40% del campione), indicano fra le cause della mancata fruizione il fatto che non siano trasmessi in televisione (il 38% dei rispondenti) e la difficoltà di reperirli in Dvd (32%). (Katia Biondi/Università Cattolica del Sacro Cuore)