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Italiano: da lingua etnica a lingua di cultura e lavoro

“Oggi siamo di fronte a cambiamenti rapidi e profondi nel sistema della globalizzazione e cambiamenti profondi sono intervenuti anche nella struttura e nella cultura dell'emigrazione italiana. Per questo una Legge come la 153, approvata nel 1971, quasi 40 anni fa, ha bisogno di una riforma in grado di attivare proposte culturali e azioni concrete, capaci di rispondere alle sfide, alle opportunità e alle sensibilità culturali dell'epoca contemporanea.” E' questa l'opinione del Viceministro agli Affari Esteri con delega per gli Italiani nel Mondo Franco Danieli, che lo scorso giugno ha promosso un Seminario alla Farnesina per discutere proprio il tema della riforma della Legge 153/71 sull'insegnamento della lingua italiana all'estero.

Di fatto sono anni che si discute, ma mai come ora si avverte la necessità di un cambiamento che tenga conto della nuova realtà e cavalchi l'onda del successo che la lingua italiana sta vivendo a livello internazionale. Oggi l'italiano è la quarta lingua più studiata al mondo e l'attenzione che gli viene dedicata all'estero è in costante crescita. Alla base di questo successo sicuramente c'è la mutata immagine delnostro Paese fra gli stranieri: il nuovo legame che si è stabilito è tra la lingua italiana, la creatività artistica, la capacità produttiva del nostro Paese e lo stile di vita.
 
Nel Canada anglofono l'italiano è addirittura la seconda lingua più studiata dopo il francese, mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito è quarta dopo francese, spagnolo e tedesco. Un sondaggio dell'Unione Europea, effettuato su un campione di 28.694 cittadini europei e relativo al 2006, ha evidenziato la seconda posizione dell'italiano quanto a numero di madrelingua comunitari, a pari merito con l'inglese (13%), preceduto solo dal tedesco (18%), e davanti al francese (12%), mentre lo colloca al sesto posto fra gli idiomi più parlati come lingua straniera dietro a inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo.
 
Secondo alcuni studi, gli italofoni nel mondo sarebbero circa 200 milioni, di cui 70 milioni cittadini italiani o di Paesi italofoni e 65 milioni oriundi italiani.
 
Oggi però bisogna abbracciare un modo nuovo di concepire la politica linguistica e culturale italiana. Le condizioni storiche e sociali che ispirarono la Legge 153/71 sono state sostanzialmente superate. La Legge è infatti legata a una situazione europea che si è modificata in seguito al Trattato di Maastricht ed al processo di formazione della UE.
 
Essa aveva come destinatari le famiglie dei lavoratori emigrati che si trovavano temporaneamente all'estero. I profondi mutamenti delle collettività italiane, il ruolo e l'interesse per la nostra lingua e cultura impongono l'elaborazione di una Legge quadro sugli interventi di formazione linguistica e culturale, di formazione continua e di sostegno dell'integrazione in favore dei cittadini italiani e dei loro discendenti, nonché per la promozione e la diffusione della lingua italiana nel mondo come lingua di cultura e lavoro e non più lingua etnica.

Questo passaggio è ancor più necessario alla luce del fatto che i destinatari delle attività formative sono sempre più persone nate, cresciute e integrate nei vari Paesi di residenza e che presentano motivazioni culturali nuove che impongono anche metodologie didattiche adeguate.