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Odoardo Focherini, o exemplo esquecido do verdadeiro jornalista

Apesar do pragmatismo e do utilitarismo que permeia a formação acadêmica e o exercício de qualquer profissão, os jornalistas dos dias atuais ainda se lançam no mercado de trabalho ostentando uma aura de protagonistas de uma missão social. No entanto, atolados até o pescoço em ideologias e premências de sobrevivência e status, poucos nesse início de século se dão conta do seu nefasto papel como difusores de uma violência simbólica que os reduz a meros ventríloquos de messianismos políticos e/ou comerciais.

Por isso, tanto para jornalistas como para outros cidadãos e cidadãs de uma maneira geral, a história do italiano Odoardo Focherini,  cujo centenário de nascimento foi comemorado na última semana, além de desconhecida pode soar estranha. Desconhecida porque, por razões diversas, entre as quais não ter caído nas graças de um diretor de cinema como Spilberg, ainda não se revelou na exata medida de sua importância. Estranha porque é eivada de coragem e determinação e efetivamente carregada de um sentido humanitário e social sem comparações.  

Casado, pai de sete filhos, nascido em Carpi (Modena), Focherini, católico praticante, atuava como administrador do  jornal "L'Avvenire d'Itália, de Bologna, no início dos anos 40, no auge da II Guerra.

Certo dia, em 1942, o diretor do jornal pediu-lhe que ajudasse alguns judeus poloneses que haviam chegado a Bologna, em um trem da Cruz Vermelha Internacional, enviados pelo cardeal Peitro Boetto, arcebispo de Gênova.

Ao tomar contato com a dramática realidade vivida pelos judeus, perseguidos pelos nazistas, Focherini  sensibilizou-se de tal forma que passou a exercer uma incessante atividade ajudando-os a escaparem da morte nos campos de concentração.

Foi um trabalho que lhe exigiu toda a astúcia e a percepção aguçada de jornalista. Organizou uma rede de expatriação para a Suíça, salvado a vida de, ao menos, 105 judeus, em um trabalho que durou dois anos, até ser preso, em 11 de março de 1944.

Ele fora visitar, no hospital «Ramazzini» de Carpi, um judeu, Enrico Donati, para organizar sua fuga . Em um só interrogatório, foi acusado de ter escrito uma carta na qual dizia que ajudava os judeus «não por dinheiro, mas por pura caridade cristã».

Seu destino foi aquele que tentava evitar para os outros:  morreu no  campo de concentração de Hersbruck (um dos 74 subcampos de Flossenburg), em 27 de dezembro de 1944, aos 37 anos.

Em 1969 foi declarado «Justo entre as nações» pelo Estado de Israel. Sua causa de beatificação está em curso desde 1996.  Sua figura foi  recordada no sábado,  durante uma missa em Carpi. O Papa Bento XVI redigiu uma mensagem exaltado o exemplo do jornalista  Focherini cujo nome, infelizmente, ao menos nas faculdades de jornalismo do Brasil, até hoje não mereceu sequer uma menção.

Leia um texto deixado por Focherini:

I miei figli..
Voglio vederli prima..
Tuttavia, accetta, o Signore, anche questo sacrificio
E custodiscili tu,
Insieme a mia moglie, ai miei genitori,
A tutti i miei cari..
Dichiaro di morire nella più pura fede
Cattolica Apostolica Romana e
Nella piena sottomissione alla volontà di Dio..
Vi prego riferire a mia moglie
Che le sono sempre rimasto fedele,
L'ho sempre pensata,
E sempre intensamente amata.

Odoardo Focherini, il esempio dimentico del vero giornalista

Odoardo Focherini è un laico cristiano di successo: ha una bella famiglia; ha buone prospettive di guadagno; come amministratore del quotidiano L'Avvenire d'Italia è stimato anche nel mondo della cultura. A tutto questo egli rinuncia, "prodigandosi attivamente ed instancabilmente per un lungo periodo a favore degli Ebrei, particolarmente per salvare quelli ricercati" (Motivazione della medaglia d'oro alla memoria concessa dall'Unione delle Comunità Israelitiche d'Italia).

Nacque a Carpi (Modena) il 6 giugno 1907 da genitori di origine trentina (Val di Sole) che si erano spostati in pianura a seguito della crisi nelle miniere di Fucine. Restando nel campo, a Carpi il padre aprì un negozio di ferramenta e nella cittadina emiliana Odoardo frequentò le scuole elementari e le scuole tecniche. Due sacerdoti furono importanti negli anni della sua adolescenza e giovinezza: don Armando Benatti, fondatore dell'opera realina, che si occupò della sua formazione religiosa e dei suoi studi; don Zeno Saltini, l'avvocato sacerdote, fondatore di Nomadelfia, che gli inculcò l'interesse per la vita pubblica e sociale. Nel 1924, sotto la guida di don Zeno, Odoardo non ancora ventenne si fece promotore de L'Aspirante, un giornalino per ragazzi che, grazie al collegamento con la nascente Pia Società san Paolo, divenne strumento di collegamento regionale e poi nazionale per i ragazzi di Azione Cattolica in Italia. Su L'Aspirante, peraltro,Odoardo pubblicò i suoi primi articoli: erano scritti molto semplici e spontanei, che segnavano, tuttavia l'inizio dell'attenzione della stampa cattolica per i ragazzi. Nel 1925 Odoardo si concesse una vacanza a Rumo nella Val di Non (Trento).

Qui egli ebbe l'opportunità di conoscere e di innamorarsi di Maria Marchesi (1909-1989). I due giovani uniti dall'amore e dalla visione cristiana della vita si sposarono il 9 luglio 1930. Qualche anno dopo,nel 1934, Odoardo Focherini entrava come agente presso la società cattolica di assicurazioni di Verona. Il lavoro gli era necessario per sostenere la famiglia che cominciava a crescere. Alla fine saranno 7 i figli suoi e di Maria. Nel frattempo, però, continuava senza interruzione il suo impegno nell'Azione Cattolica. Nel 1928 entrò nella giunta diocesana di AC come presidente della Federazione Giovanile Maschile; nel 1934 venne eletto presidente della sezione uomini; 2 anni dopo, nel 1936, era presidente dell'Azione Cattolica diocesana.

Nel 1939, l'anno dello scoppio della guerra, riceve un altro incarico di prestigio: viene nominato amministratore de L'Avvenire d'Italia,che all'epoca aveva sede a Bologna, carica che svolgerà fino alla data dell'arresto nel 1944.

Nel 1942 erano giunti a Genova alcuni ebrei polacchi. L'arcivescovo del capoluogo ligure, il cardinale Pietro Boetto, li indirizzò a Bologna al direttore de L'Avvenire d'Italia Raimondo Manzini. Questi, come faceva spesso nelle vicende più delicate, a sua volta affidò l'incarico a Odoardo. Iniziò così l'attività di Focherini a favore degli Ebrei.

Dopo l'8 settembre del 1943, quando le leggi razziali vennero irrigidite, l'attività di Odoardo divenne più intensa. Scrisse G. Lampronti, amico di Odoardo: "I perseguitati erano ormai diventati i suoi persecutori" (Verrà anche la sera, La Vigna editrice, Udine 1947, p. 65). Lo aspettavano nella sede dell'assicurazione a Modena, nella sede dell' Avvenire a Bologna, negli uffici di Carpi,a casa. In collaborazione con don Dante Sala,un sacerdote di grande spiritualità, organizzava il viaggio dei perseguitati fino a Cernobbio dove passavano il confine con la Svizzera. Era un impegno assolutamente disinteressato. A volte neppure i fuggiaschi conoscevano il nome della persona o le circostanze che avevano loro permesso di sfuggire alla morte. In questo modo discreto e generoso Odoardo salvò più di 100 ebrei da morte sicura.

L'11 marzo 1944 il dirigente de L'Avvenire era in visita presso l'ospedale "Ramazzini" di Carpi dove si era recato per concertare la fuga verso la Svizzera di Enrico Donati, che doveva risultare l'ultimo ebreo da lui salvato. All'ospedale fu raggiunto dal reggente del fascio di Carpi che lo invitò con cortesia ma con urgenza a seguirlo dal questore di Modena. Nella città ducale,tuttavia,nessuno gli parlò: Gli venne solo comunicato che era in stato di arresto e venne condotto in auto a Bologna dove venne rinchiuso nelle carceri di san Giovanni in Monte. Qui rimase dal 19 marzo al 5 luglio del 1944 interrogato una sola volta dalle SS che gli mostrarono una lettera in cui gli si riconosceva una non meglio specificata azione a favore degli Ebrei. Il 5 luglio venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli dal quale gli riuscì di comunicare abbastanza agevolmente con la famiglia. Il 28 luglio si diffuse la notizia, poi rivelatasi falsa, della liberazione di Odoardo. Al contrario, il 4 agosto, ci fu il trasferimento a Gries (Bolzano), una tappa ulteriore del viaggio inarrestabile verso la Germania.

Da Gries il 15 agosto Odoardo invia una lettera ai figli proponendo loro di indovinare in base a degli indizi la città nella quale si trovava: un gioco tenero e innocente per allentare la tensione. A Gries, tra l'altro, egli trovò l'amico Teresio Olivelli e riuscì ancora a farsi assegnare alla posta di modo che poté inviare alla moglie alcune preziose lettere non soggette alla censura. Il mese successivo, tuttavia, il 7 di settembre vi fu un ulteriore trasferimento a Flossenburg nella Baviera Orientale dove aveva sede uno dei più vasti campi di lavoro e di sterminio realizzato dai nazisti. Rimase nel campo principale fino alla fine di settembre, poi fu trasferito a Hersbruck,uno dei 74 sottocampi di Flossenburg, non lontano da Norimberga.

Da Hersbruk riuscì ancora a dare notizia di sé alla famiglia, ma la sua fine era ormai vicina. La morte giunse il 27 dicembre a causa di una ferita alla gamba che gli procurò una grave forma di setticemia. Al momento del trapasso gli era vicino l'amico Teresio Olivelli che,a sua volta sarebbe morto nel campo di concentramento di lì a meno di un mese. Teresio raccolse le ultime parole di Odoardo e, prima di morire, le trasmise a Salvatore Beccia che le fece giungere alla famiglia. Abbiamo così il commovente testamento di Odoardo:

I miei figli..
Voglio vederli prima..
Tuttavia, accetta, o Signore, anche questo sacrificio
E custodiscili tu,
Insieme a mia moglie, ai miei genitori,
A tutti i miei cari..
Dichiaro di morire nella più pura fede
Cattolica Apostolica Romana e
Nella piena sottomissione alla volontà di Dio..
Vi prego riferire a mia moglie
Che le sono sempre rimasto fedele,
L'ho sempre pensata,
E sempre intensamente amata.

La notizia della morte di Odoardo venne comunicata al vescovo, il cappuccino mons. Vigilio Federico Dalla Zuanna e da questi ai parenti il 4 giugno 1945. Furono dapprima gli ebrei ad onorare la figura di Focherini. Nel 1955 l'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane gli attribuì le sue lettere che egli riuscì a spedire eludendo il controllo della censura. medaglia d'oro alla memoria; nel 1969 venne riconosciuto come giusto delle nazioni. Nel 1996 la diocesi di Carpi ha avviato la causa di beatificazione passata a Roma nel 1998.

Odoardo Focherini era un organizzatore nato. Queste sue doti lo portarono ad emergere perfino in campo di concentramento dove riuscì a farsi assegnare alla posta a Fossoli come a Gries. Per questo ci sono giunte numerose Sono,dunque, lettere autentiche e genuine che rivelano il cuore e la fede di un cristiano nel pieno della sua maturità, temperate unicamente dal desiderio di non spaventare i familiari rivelando gli orrori della vita dei campi. Le lettere cercano piuttosto di tranquillizzare la moglie Maria, i figli e i genitori. Proprio in questo modo, tuttavia, sono anche loro documento di "altruismo e di generosità", come recita la motivazione della medaglia d'oro alla memoria concessa dall'Unione delle Comunità Israelitiche. Per questo motivo ritengo valga la pena di riportare alcune di queste lettere, che sono una delle testimonianze più belle rese all'amore e alla visione cristiana della vita. (Testimoni del Tempo/Elio Guerriero)