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L’amore in Grecia e a Roma, l’eros nel Neoclassicismo

Mercoledi’ 24 febbraio alle ore 23.45 ora italiana si sono riuniti sulla piattaforma zoom Giuseppe Raffaele, Direttore della Scuola di lingua e cultura italiana per stranieri DegustAbruzzo, la professoressa Barbara de Giorgi, il prof. Alessio Lodes, in qualita’ anche di Presidente dell’ Unione Italiani di Lima, dando vita al seminario “L’amore in Grecia e a Roma, l’eros nel Neoclassicismo”. 

Dopo un’introduzione del Direttore della scuola, ha preso la parola il prof. Alessio Lodes ricordando che nonostante a Lima si sia in piena estate, come in tutta l’America latina,  si e’ pensato di dare il via al seminario giacche’ era necessario celebrare il mese di febbraio come mese dell’amore, sia per il giorno di San Valentino ma anche San Faustino. Il vocabolo “amore” deriva da “a-mors” [composto da “a” (privativo greco) e dal termine latino “mors” (morte)], che vuol dire “senza morte”, un po’ come accade per le parole “morale” e “amorale”, quindi l’attaccamento forte e viscerale alla vita. Nei quattro Vangeli Gesù si riferisce con il termine “hesed” a un amore nuovo che avrebbe vinto la morte, tradotto poi in greco con “agapè” [composto da “aga” (molto), “apo” (moto che si sposta da una persona a un’altra) e “ao” (termine che indica una situazione): “darsi per creare uno stato nuovo nell’altro”] e in latino con “caritas”, termine davvero lontanissimo dall’atto di allungare due monete a un mendicante, che nel tempo ha poi assunto. 

I Greci chiamarono l’amore tra uomini e donne con il termine eros, non con l’espressione «philia» (amicizia) o «agapè» (amore condivisione o sacrificio). L’amore era, perciò, «orexis», termine greco che significa «desiderio, brama» di un bene che ancora non si possiede. Non era disinteressato, ma mirava ad un fine. Presso gli antichi l’amore è poi, talvolta, divinizzato, come forza che sovverte tutte le altre. «Omnia vincit amor» (cioè «l’amore vince ogni cosa») scrive Virgilio nelle Bucoliche. Sarà Platone a mostrare la fallacia di questa deificazione dell’amore, affermando che amore è un bisogno del bello e del bene, proprio perché l’amore è una forza che ti porta a cercare quello che non hai. L’amore dà le ali alla tua anima per volare sempre più in alto, amando il bello ad un livello sempre più elevato. Anche quando l’eros non è divinizzato è talvolta, in qualche modo, idolatrato come sentimento assoluto, cui sacrificare tutto e in nome del quale vivere tutto l’istante. L’eros diventa, così, invito a godere, ad assaporare fino in fondo la gioia dei sensi come quando Catullo scrive: Viviamo, Lesbia mia, e amiamo, e le mormorazioni dei vecchi che fanno i severi, tutte insieme, non le stimiamo un soldo. I soli tramontano e ritornano: per noi, quando una volta è tramontato il breve dì, notte perpetua da dormire senza fine.

Il bacio, Francesco Hayez (1859)

Chi leggerà Il libro catulliano in cui il poeta ha raccontato il suo amore per Lesbia scoprirà come ben presto l’idolo di Lesbia/amore abbia rivelato la propria inconsistenza e su di lei si siano scagliate le ire del giovane deluso («Odi et amo»): “Odio e amo. Perché io faccia così, forse t’interessa sapere. Non lo so. Ma sento che così è, e sono in croce.” 

La disillusione si tramuta talora in rabbia, una volta che il «patto sacro di eterna amicizia» è stato violato; così Catullo arriva a scrivere: “Addio, signora: Catullo è fermo, non ti cercherà, non t’inviterà, poiché non vuoi. Ma ti dispiacerà, quando non sarai più invitata. Sciagurata, non penserai… Che vita ti si prepara? Chi ora verrà da te? A chi parrai bella? Chi ora amerai? Di chi si dirà che sei?

L’esortazione ad amare sarà espresso, in altra forma, nelle odi orazione con un invito al «carpe diem», a «cogliere l’attimo», quando il poeta scrive: “Non domandare, o Leuconoe (ché saperlo non è lecito), qual termine gli dei abbiano assegnato a me, quale a te; e non consultare le cabale babilonesi. Quanto è meglio prendere in pace tutto quello che ha da venire! Sia che Giove ci abbia concessi molti inverni, sia che l’ultimo sia questo, che ora fiacca sugli opposti scogli il mare Tirreno, tu sii saggia. Filtra il vino da bere e restringi in un ambito breve le lunghe speranze. Mentre noi parliamo, sarà già sparita l’ora, invidiosa del nostro godere. Cogli la giornata d’oggi e confida il meno possibile in quella di domani.” 

L’invito a vivere il presente, che è di per sé l’unica dimensione temporale viva ed esistente, in realtà è completamente scevra di qualsiasi speranza e fiducia che l’amore possa essere duraturo, eterno, durare oltre la dimensione della spazialità e della temporalità.

Questi sono solo pochi tra i tantissimi esempi che si potrebbero addurre dalla letteratura antica per provare a capire meglio la concezione dell’amore. Se poi la nostra attenzione si sposta alla vita quotidiana, possiamo ancor più constatare l’assoluta novità dell’amore nella tradizione cristiana. Nell’antica Roma, ad esempio, il matrimonio poteva avvenire cum manu o sine manu. Nel primo caso la donna passava dalla potestà del padre a quella del marito. Nel secondo caso, pur sposandosi, la moglie era ancora sotto l’autorità paterna. In entrambe le situazioni la donna non aveva pari dignità, era anzi quasi oggetto, poteva addirittura essere ammazzata dal marito o dal padre senza che questi subisse un processo nel caso in cui lei avesse commesso adulterio o avesse bevuto vino (in base ad una legge che veniva addirittura fatta risalire a Romolo). Il cambiamento nella considerazione della donna e dell’amore avverrà solo con il cristianesimo, che sara’ un futuro tema da sviluppare in qualche altro seminario in futuro.

Romeu e Julieta, Frank Bernard Dicksee (1884)

Il prof. Lodes a questo punto ha introdotto la professoressa Barbara De Giorgi, docente a tempo pieno presso la scuola italiana Antonio Raimondi, perno fondamentale della scuola che partendo dall’amore nella classicita’, in particolare i miti di Adone ed Afrodite, il Ratto di Proserpina, Amore e Psiche ha proseguito il discorso sull’amore nella storia dell’arte: soffermandosi a spiegare non solo alcuni dei movimenti piu’ significativi come il Neoclassicismo, il Romanticismo, il Cubismo, accompagnati dai maggiori maestri come: Antonio Canova, Piranesi, Picasso, Magritte e tantissimi altri.

Nella sua disquisizione la prof.ssa De Giorgi ha evidenziato le fasi che caratterizzano la lettura di un’opera d’arte, partendo da una valutazione di tipo estetico e quindi emozionale: un’opera può piacere o no. Ma dopo il primo “incontro” e questa prima “valutazione” si passa ad un livello superiore che implica un minimo di conoscenza delle tecniche artistiche, delle tipologie di opere d’arte, dei periodi storici. La lettura di un’opera passa attraverso varie fasi: si parte dall’acquisizione dei dati preliminari (tipologia, autore, datazione, dati tecnici, dimensioni, committenza), si passa attraverso l’analisi del soggetto (lettura iconografica e iconologica) e si conclude con la lettura del linguaggio visivo (linea, colore, luce, volume, spazialità, composizione).

Al seminario sulla piattaforma zoom hanno preso parte l’avvocato Aldo Polack, Vicedirettore dell’Unione Italiani di Lima, discenti delle scuole italiane in Argentina, Canada e anche di Lima Peru’, gli studenti gemelli italiani che vivono in Canada Gianluca e Giuliana D’Andrea, le discenti di cultura classica di Lima: Mariella Cabisso e Nathaly Pierola; Hector Zapatero, Federico Mugnoz ed altri membri della Unione Italiani di Lima; la Profesoressa dell’Istituto italiano di Lima, Silvia Chavez.

I prossimi appuntamenti saranno mercoledi’ 24 marzo con la Scuola di lingua e cultura italiana per stranieri DegustAbruzzo e l’Unione Italiani di Lima; il giorno 25 marzo con l’IDR, Insegnanti di religione in uscita, facenti parte del cenacolo simposiale spirituale e culturale, in occasione del Dantedi’. La scelta di istituire la giornata di Dante il 25 marzo non è casuale giacche’ per gli studiosi rappresenta l’inizio del viaggio di Dante nell’aldilà. Il sommo poeta si sarebbe smarrito nella “selva oscura, ché la diritta via era smarrita”, nella primavera dell’anno in cui fu indetto il Giubileo da Papa Bonifacio VIII.


Prof. Alessio Lodes
Italia (Pordenone)
Email: prof_biblio_lodesal @yahoo.com