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Autoridade do Veneto reage ao caso de pai que violentou filha por 18 anos em Verona

O Assessor Regional do Veneto para Política Social, Stefano Valdegamberi, divulgou nota, neste final de semana, expressando sua toal solidariedade humana à jovem residente em Verona que, por 18 aos, foi violentada sexualmente pelo próprio pai, caso descoberto no início da semana (veja matéria publicada no dia 20).

O assessor pediu que a justiça atue com celeridade no sentido de punir, com a devida severidade, o pai agressor. Também colocou à disposição o serviço social da região para prestar toda a assistência necessária a jovem, que atualmente tem 29 anos.

E alertou que, ao contrário do que se imagina, de que imigrantes são os principais envolvidos em casos de abuso sexual, a maioria das situações acontece no âmbito familiar.

O assessor destacou o trabalho que vem sendo desenvolvido pela rede regional contra abusos e violência.

 

Violenza sessuale a Verona

“Esprimo la  mia personale e totale vicinanza umana alla giovane donna brutalizzata per anni dal padre-padrone. E’ una vicenda vergognosa per colui che l’ha compiuta e chiedo che la magistratura agisca con celerità punendolo con la giusta severità e non con pene proforma che finirebbero per umiliare una volta di più la vittima”. Lo afferma Stefano Valdegamberi, assessore regionale alle politiche sociali, in relazione alla violenza sessuale subita per anni da una giovane donna a opera del padre fin da quando era giovanissima.

Valdegamberi raccomanda ai servizi sociali dell’Ulss di Verona di  mettersi a disposizione delle esigenze materiali e psicologiche della vittima e della sua famiglia e lancia “l’allerta della Regione per l’aumento costante di questi delitti che, a differenza di quanto si crede o si vuole far credere, non sono fatti dall’ “uomo nero” (cioè dagli stranieri immigrati) ma nell’assoluta maggioranza dei casi avvengono in famiglia contro bambine, bambini e donne per mano di parenti prossimi, come attestano in modo incontrovertibile le statistiche.

Da anni - spiega Valdegamberi - la Regione Veneto ha messo in piedi una rete di servizi sociali e sociosanitari che assicurano l’accoglienza, l’assistenza psicologica e legale e materiale alle vittime di violenza sessuale, in modo particolare alle piccole vittime, ai minori violentati o abusati in famiglia. E’ un percorso che la Regione Veneto ha fortemente voluto collocando risorse economiche ed equipes specializzate in ogni capoluogo di provincia.

Vista la crescita davvero preoccupante delle violenze in famiglia - sottolinea l’Assessore veneto - credo che ora sia il caso di pensare a un loro ulteriore rafforzamento e consolidamento. Ma bisogna chiedere a tutta la nostra società di tenere alta l’ attenzione su queste vicende che violano la vita e il futuro di tanti esseri umani. Quanto è venuto allo scoperto a Verona non è purtroppo un caso isolato ma  l’evidenza di come, senza il riferimento di valori che facciano da guida e da collante, senza il rispetto della persona e della sua dignità, la famiglia oggi tenda a sgretolarsi. Le politiche pubbliche devono intervenire per invertire questa tendenza, risanare la famiglia, ridare speranza e un progetto di vita a questi esseri umani violati”. Valdegamberi ricorda inoltre che la Regione Veneto è partner dell’iniziativa voluta di recente dalla Prefettura di Verona che ha istituito un tavolo di coordinamento per la prevenzione dell’abuso e della violenza sui minori e la creazione di un Centro di ascolto con disponibilità 24ore su 24.

Sulla rete di centri regionali antiabuso e violenza  attivi nel Veneto da anni con risultati molto apprezzabili, l’Assessore ricorda che si tratta di una rete di centri regionali di cura e protezione che sono luoghi di presa in carico, di terapia e di riabilitazione, con la presenza di figure professionali specializzate (psicologi, pediatri, neuropsichiatri, assistenti sociali, esperti in scienza dell'educazione) che si coordinano con i servizi accompagnando il bambino e/o l'adolescente maltrattato o abusato nell'eventuale percorso giudiziario, così come previsto dalla convenzione di Strasburgo. Questi centri hanno sede a Verona (Il Faro), a Vicenza (L’Arca, su progetto presentato dal Comune di Vicenza, dall'Ulss di Vicenza e dall'Ipab di Vicenza Proto Salvi), a Venezia (Il germoglio, nella sede della Fondazione Mater Domini a Marghera), a Treviso e a Belluno (Tetto Azzurro, su proposta dell'Associazione Telefono Azzurro), a Padova.

“Questi centri - ha ricordato l’Assessore regionale - rappresentano un riferimento essenziale per i servizi territoriali e fanno parte dei livelli di assistenza sociosanitaria riconosciuti dalla Regione. Si sa che le situazioni che arrivano ad essere segnalate – ha rilevato Valdegamberi – rappresentano una piccola parte di quanto accade e che resta elevata la quota del sommerso perché anche i servizi stessi spesso non sono a conoscenza della situazioni di abuso e/o maltrattamento”.