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Fabio Porta: Coraggio, altruismo, fantasia

In tre parole l’appello di Fabio Porta (Candidato PD alla Camera dei Deputati): una ‘formula magica’ che nasce da una lunga storia, purtroppo ancora sconosciuta alla maggioranza degli stessi italiani.

Di Fabio Porta

“Nino non avere paura di tirare un calcio di rigore: non é mica da questi particolari che si giudica un giocatore ! Un giocatore lo vedi dal Coraggio, dall’Altruismo e dalla Fantasia…”: mi è piaciuto concludere con questa citazione di un grande cantautore italiano, Francesco De Gregori, il discorso con il quale ho iniziato il mio ‘tour elettorale’ che – nel giro di meno di un mese – mi ha portato in quasi tutto il Brasile e nelle principali cittá del Sudamerica.

Era allo stesso tempo una maniera di dare entusiasmo e motivazione a chi, insieme a me si stava impegnando in  una difficile competizione politica, ma si trattava anche di un vero e proprio omaggio alla nostra emigrazione.

Il Coraggio, l’Altruismo e la Fantasia potrebbero infatti essere considerate tre categorie proprie di quel popolo di emigrati che, ad ondate successive dalla fine dell’800 alla prima metá del secolo scorso e poi con un flusso minore ma mai interrotto, hanno costruito nel mondo quell’Altra Italia della quale andiamo tutti tanto orgogliosi.

Coraggio, anzitutto.   Quel coraggio necessario ad abbandonare la propria terra, i propri cari, le proprie radici.  Un coraggio che in alcuni casi rasentava l’incoscienza, se non fosse vero il contrario, e cioè il fatto che chi partiva aveva la chiara coscienza e consapevolezza che in quel momento si trattava dell’unica alternativa per sopravvivere e per garantire alla propria famiglia (quella che partiva, ma anche quella che restava) una speranza di futuro.   Un coraggio d’altri tempi, si direbbe, di altri uomini e donne; un coraggio che difficilmente oggi riusciamo a comprendere, in una societá – la nostra – dove difficilmente si abbandona il certo per l’incerto.

Quindi l’Altruismo.   Anche questo di proporzioni oggi difficilmente comprensibili e ripetibili.   Un altruismo a 360 gradi, capace di un sacrificio senza precedenti di milioni di persone a favore in primo luogo delle loro famiglia, ma anche – sia pure indirettamente – del Paese che ci si lasciava alle spalle, che anche grazie a quel sacrificio avrebbe poi ritrovato la forza per riprendere la lenta strada dello sviluppo.   Un altruismo, infine, in grado di trasformarsi spesso nel vero motore per la costruzione di nuove nazioni: il Brasile, l’Argentina, l’Uruguay, ma anche gli Stati Uniti e l’Australia: Paesi “in costruzione” che accolsero a braccia aperte (che non vuol dire con rose e fiori…) i nostri emigrati e che grazie al loro duro lavoro ed alle abilitá e competenze di questi uomini e donne riuscirono a crescere e a svilupparsi.

E poi, la Fantasia.   Ecco il segreto del successo degli italiani nel mondo, quella ‘marcia in piú’ che ci ha fatti divenire ovunque qualcosa di speciale, garantendoci quel rispetto, quella considerazione e quella sincera ammirazione che sono anche il frutto di una cultura millenaria.   La fantasia del ciabattino o del fruttivendolo, divenuti poi grandi imprenditori; la fantasia delle migliaia di cantine italiane, costrette ad adattarsi agli ingredienti locali; ma anche la fantasia degli artisti-artigiani, dei giornalisti e dei giornalai, come quella degli inarco-sindacalisti che qui diedero vita ad una nuova epopea nella storia del movimento operaio internazionale.

Forse tutta questa storia meriterebbe essere ripresa, approfondita, in una parola: studiata.

Sono convinto che le scuole, e in primo luogo le scuole italiane, debbano rivedere totalmente l’attenzione che danno (poca) al capitolo “emigrazione”; che solitamente è un capitoletto piccolo e sciapo, di quelli che si studiano (se rimane tempo) alla fine dell’anno scolastico; un capitoletto pieno di stereotipi, con l’immancabile foto della famiglia a lato della classica “valigia di cartone”.

Ecco, l’emigrazione è questo ma è molto, molto di piú.

Non ci siamo fermati alla valigia di cartone, e abbiamo smesso di piangere da tempo, da tanto tempo.

Abbiamo costruito interi Paesi, monumenti, chiese, strade e ferrovie, industrie e supermercati, cittá e campagne; siamo diventati parte essenziale della classe politica e imprenditoriale, come dei movimenti sociali e della vita culturale.

Di questa Italia si parla poco sui banchi di scuola italiani, e la futura classe dirigente italiana, come anche l’opinione pubblica e i mezzi di informazione di massa, non assimilerá mai questa parte tanto importante della storia del nostro Paese.

Credo che sia questa la vera sfida di chi, a vari livelli, è impegnato all’estero nella rappresentanza di questa realtá tanto grande e significativa.

L’Altra Italia diventerá cosí qualcosa di piú che una cartolina ingiallita e non sará piú identificata con un anziano senatore italo-argentino, fantomatico “ago della bilancia” dei governi che verranno.

E’ per questo che ho accettato di essere candidato nelle liste del PD; è per questo che chiedo di votare Partito Democratico e i suoi candidati italo-brasiliani: Pollastri al Senato e Porta – Antonini alla Camera!

Fabio Porta - fabioporta@fabioporta.com