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Profumi dall’igiene alla seduzione

di Dr. Alessio Lodes

In eta’ moderna i profumi erano usati per prevenire i contagi e i cattivi odori e per migliorare l’attrattiva personale. Oggi il profumo e’ considerato per lo piu’ una sostanza liquida utilizzata per conferire un odore gradevole ad amnienti o persone.

Tuttavia questo significato differisce da quello che aveva secoli fa. In alcuni testi del XVII secolo, come per esempio il Tesoro de la lengua castellana, di Sebastian Covarrubias, era definito cosi’:"Pastiglia odorosa, o simile, che quando viene messa sul fuoco emana un fumo odorifero, da cui prende il nome. E da cui derivano anche profumare, profumato, e profumiere". In epoca moderna il vocabolo profumo rimandava quindi a sostanze non esclusivamente liquide ed aveva una relazione piu’ diretta col concetto di “fumo”.

Per tutta l’eta’ moderna ebbero enorme popolarita’ i profumi di origine anumale. Tra questi va ricordato lo zibetto, una sostanza grassa dall’odore acuto che si estrae dalle ghiandole perinali dell’animale omonimo, conosciuto anche come civetta africana. Erano particolarmente richiesti anche l’ambra grigia, una secrezione dell’intestino del capodoglio, e il muschio animale, che proviene da una ghiandola del cervo muschiato maschio. Queste sostanze potevano essere usate sui capelli e sui vesititi, ed erano anche molto apprezzate per profumare i guanti e altri indumenti di pelle come i farsetti, delle specie di camicie imbottite maschili, e i bustini. Venivano anche utilizzate per elemnti del corredo domestico come scattole, vassoi, scrigni e fiaschette.

Profumi d’Italia

L’ambra grigia era milto ricercata perche’ permetteva di fissare l’aroma d metterlo in risalto. Negli inventari delle persone benestanti e’ comune trovare farsetti di ambra. Dal XV al XVIII secolo la Spagna si annoverava tra i principali Paesi produttori di accesori di questo genere.: li’ infatti la moda dei guanti profumati era particolarmente radicata. Lo scrittore Lope De Vega, per esempio, li cita in diverse sue opere affermando che emanavano un odore inconfndibile:"Perche’ indossi guanti d’ambra, che lasciano sospetti al tuo passaggio?", scrive in La Dorotea (1632).

Naturalmente c’erano anche diversi profumi di origine vegetale. Il mastice di Chios, una resina arborea ricavata dal lentisco, un arbusto sempreverde tipico della macchia mediterranea, era usato per profumare i tessuti e l’acqua potabile.

In Italia la profumeria raggiunse un notevole sviluppo nel corso del Rinascimento. Il libro Dei secreti del reverendo donno Alessio Piemontese, pubblicato nel 1555 dal poligrafo Girolamo Ruscelli, e’ considerato il primo trattato di profumeria. La fiorentina Caterina dei Medici, moglie di Enrico II, introdusse in Francia i guanti profumati e l’abitdine di tenere in tasca delle boccette di profumo. Porto’ inoltre a Parigi l’acqua della regina, la fragranza creata espressamente per lei dai frati domenicani di Firenze a partire dal bergamotto, un agrume giallo dalla forma simile ad un’arancia.

Nella capitale francese ando’ con lei il suo profumiere ed astrologo Renato Bianco, chiamato Rene’ Le Florentin, che ottenne un grande successo commerciale con la sua bottega sul Pont Saint-Michel. La leggenda narra che, per ordine della stessa Caterina, Bianco s’incarico’ dell’assassinio di Jeanne d’Albrert, la regina di Navarra, con un paio di guanti avvelenati.

Ai profumi si attribuivano anche virtu’ medicinali, in particolare la capacita’ di prevenire le malattie contagiose. A partire dall’epoca della peste s’impose la credenza che le epidemie fossero favorite dai cattivi odori: percio’ su fumigavano gli interni delle abitazioni bruciando piante aromatiche.

Si diffuse anche l’uso del del cosiddetto pomo d’ambra, un ciondolo sferico traforato, generalmente in oro o argento, che conteneva sostanze aromatiche dai presunti effetti benefici contro la peste. I proprietari di questi raffinati gioielli, rappresentativi di un alto status sociale, li indossavano intorno al collo o alla vita e se li avvicinavano spesso al naso in pubblico. Inoltre, in un periodo storico in cui farsi il bagno non era una pratica comune, il profumo era diventato un metodo per proteggersi dal fetore che pervadeva gli ambienti chiusi.

Luigi XIV, il re profumato

Nel 1693 Simon barbe, il profumiere di Luigi XIV, pubblico’ il trattato Il profumiere francese, in cui spiegava i vari modi per estrarre le fragranze dei fiori e creare composizioni olfattive d’ogni tipo. Barbe riferisce che gli aromi piu’ richiesti erano fiori d’arancio, rosa, noce moscata, nardo e gelsomino. Le sue raccomandazioni pratiche iniziavano con l’uso del sapone profumato, un prodotto cosi’ apprezzato che Jean_baptiste Colbert, ministro delle finanze del re sole, fece venire appositamente dagli artigiani da Venezia per produrlo in Francia. Nel suo trattato, barbe descrive Luigi XIV come "il sovrano piu’ delicatamente profumato". Alla sua favorita, madame de Montespan, piacevano le fragranze di particolare intensita’, tanto che il sovrano fini’ per sviluppare un’avversione ai profumi, che incolpava delle sue emicranie. In Lettera di un siciliano, del 1693, il genovese Gian Paolo affermava: "Da quando al sovrano non piacciono i profumi, devono essere odiati da tutti. Le dame fingono di svenire alla sola vista di un fiore". Ormai anziano, Luigi XIV amava solo l’acqua di fiori d’arancio, con la quale profumava perfino le fontane della sua reggia. La sostanza veniva estratta dalle arance amare dell’Orangerie, il giardino d’inverno di Versailles.

Questi esempi dimostrano come le forti fragranze di origine animale furono a poco a poco abbandonate a favore dei piu’ delicati aromi floreali. Il profumo era ormai usato per sedurre. E’ in questa fase che entro’ in gioco un italiano, Giovanni Maria Farina (1685-1766). Fu proprio lui il creatore dell’acqua di Colonia, che ottenne un successo clamoroso grazie alle sue virtu’ tonificanti e rinvigorenti. Farina battezzo’ il suo profumo con il nome della citta’ tedesca in cui lavorava. Come lui stesso affermo’, aveva creato "una fragranza che mi ricorda le mattine di primavera in Italia, i narcisi con i fiori radiosi e le zagare dopo la pioggia. Mi rinfresco e mi stimola al contempo i sensi e l’immaginazione".
                 
Gli odori di Versailles

Nel XVIII secolo i profumi impregnavano ormai le corti di tutto il vecchio continente. In Francia, Luigi XV e madame De Pompadur dimostrarono una grande passione per gli aromi. Il sovrano componeva fragranze, mentre la sua favorita appoggiava la fabbrica di Sevres, dove si producevano boccette di profumo. Qualche anno piu’ tardi anche la regina Maria Antonietta dimostro’ un grande entusiasmo per i cosmetici, unguenti e fragranze. Il suo profumiere, Jean Luis Fargeon, che miglioro’ i processi di distallazione e di fabbricazione per selezionare gli aromi piu’ appropriati per ogmni occasione, collaboro’ con il parrucchiere personale della regina, Leonard, alla creazione di unguenti profumati al gelsomino, cosi’ come con la sua sarta, la famosa Rose Bertin, che profumava i fiori di stoffa che cuciva sugli abiti. Non sorprende che tra i cortigiani si dicesse che, al suo passaggio, Maria Antonietta lasciasse sempre un delicato aroma di primavera.     
         
Testi consultati:

- Bottai, P. Profumi. Un viaggio attorno al mondo degli odori, della profumeria, della memoria. Milano: De Agostini, 2021;
- Rose, J. Il libro dei profumi perduti. Milano: Rizzoli, 2012;
- Suskind, P. Il profumo. Milano: Longanesi, 2010.

Dr. Alessio Lodes è docente, autore e ricercatore; laureato in Lettere, in Conservazione dei beni culturali ed in lettere Moderne e Classiche; è autore dei seguenti libri:

Dalle Origini Latine all'Italiano di Oggi

Le Le origini e gli sviluppi della letteratura latina

Corso di lingua e grammatica italiana

Il romanzo classico dalle origini greche ai due romanzi latini

Prof. Alessio Lodes
Pordenone (Italia)
Email: prof_biblio_lodesal@yahoo.com