UIL

Quarto Dantedì

Il 25 marzo, data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, si celebra in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante con tante iniziative organizzate dalle scuole, dagli studenti e dalle istituzioni culturali.

L’Unione Italiana di Lima, in collaborazione con la scuola di italiano per stranieri Degustabruzzo, mercoledi’ lunedì 25 aprile alle ore 23.00 italiane ha festeggiato il quarto Dantedì con un seminario di letteratura sul sommo poeta e le sue maggiori opere letterarie. La conferenza e’ stata aperta dal prof. Lodes , presidente della UIL, Unione Italiani di Lima, che ha presentato una carrelata delle maggiori opere del sommo poeta, giungendo sino alla Commedia. Il prof. Lodes ha evidenziato come il messaggio del sommo poeta sia universale e atemporale,  ci parla di politica nel senso più nobile del termine, lui che prima ancora che essere  poeta nasce politico e lo rimane per tutta la vita, senza piegarsi a compromessi. Dante fonda la lingua italiana e in questa lingua parla di un viaggio, anche se nella prospettiva della Scolastica, che è l’iter di ogni uomo, di ognuno di noi. In un mondo sempre più secolarizzato molti non credono all’ esistenza di Dio o a un aldilà in cui si possa essere puniti o premiati; spesso ci si interroga, anche se confusamente, su cosa possa accadere dopo la morte. Il prof. Lodes ha citato l’antropologo inglese Robin Ian Dunbar, che si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto esiguo… ma non bisogna dimenticare i libri, limitato esclusivamente dalla durata della vita umana. 

E’ lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, nè abbandona.  

Un lettore instancabile direbbe: “Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. sarò tutti i personaggi che vorrò essere”.

Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

“Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
Nei corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima”

A volte, in preda ai sentimenti non condivisi ci si chiede se si è pazzi, si trovano futili e colpevoli le visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non sii sola confessarle a nessuno, tanto che appaiono assurde.

Un giorno però si può trovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato al posto nostro, magari in un tempo lontano. Solo a tu per tu con la pagina, si ha il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

In tempi passati gli adolescenti erano costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, persino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le agiografie.

Una vigilia di Natale un ragazzo fu trovato i soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito dei proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Incontrandolo nei corridoi appariva per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un pò più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e Pace, e diceva: “che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostow”.

Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

Proseguendo nella discussione il prof. Lodes ha evidenziato come il numero tre stia alla. Base della costruzione dell’opera dantesca. L’ambizione impresa effettuata da Dante ha lo scopo di glorificare Dio mediante la figura salvifica di Beatrice, che Dante si era proposto di celebrare con lodi di cui nessuno aveva mai prima osato nei confronti di alcuna. Nasce così, nel segno di una donna, la Commedia, un vero e proprio iter ascendente verso Dio, di cui Beatrice sollecitamente fa da tramite.

Per l’ambizione progetto attinge a piene mani dalla simbologia cristiana contenuta nelle Sacre Scritture, dove il numero tre assume una valenza assoluta, a tratti addirittura dogmatica.

Tre le Persone divine, tre le Virtù Teologali, tre i Magi che con i loro simbolici doni visitano Gesù Bambino, anche se i Vangeli ci riferiscono solo di “alcuni Magi”, senza precisarne il numero. Tre poi i componenti della Sacra Famiglia ospitati nel Presepe ed ancora tre gli arcangeli maggiori nominati nella Bibbia: Gabriele, deputato a trasmettere i sacri annunzi divini; Michele, il più energico difensore contro il peccato; Raffaele il più bello tra tutti, tanto da indurre all’estasi.

Trentatrè sono gli anni di Gesù Cristo; trenta le monete d’argento ricevute da Giuda per il tradimento dell’amico; tre le Marie che lo consolano e lo assistono negli ultimi istanti; tre le croci piantate sul Calvario; luogo della morte, avvenuta, secondo la tradizione cattolica, alle tre del pomeriggio del Venerdì Santo, a fronte di una resurrezione data al “terzo giorno” succcessivo.

E ancora dodici gli Apostoli, numero multiplo di 3, ma fra questi hanno preminenza nella narrazione evangelica tre compagni del Messia, che rivestono un ruolo privilegiato nel di lui affetto: Pietro, Giacomo e Giovanni. E si potrebbe continuare nell’elenco. Dante, che ben conosceva le Scritture, ha ripreso questi simboli numerici, trasferendoli nell’economia del suo racconto. Innanzitutto risalta la concezione formale dell’opera maggiore, divisa in tre cantiche di 33 canti ciascuna, più uno di proemio.

Il metro adottato è la terzina, dove ogni terzina si succede all’altra con un numero di sillabe costante e con rime rigidamente determinate. Nell’ambito di questo ritmo, ogni riga della terzina ha una sua particolare funzione, che trascende l’aspetto esteriore per investire fabula e contenuti.

La mentalità medioevale aveva creato un tutt’uno nell’anima umana, un’armonia priva dei condizionamenti e delle fratture tipiche dell’uomo di oggi.

Dante ha inteso esprimere quest’unicità in ogni terzina della Commedia, attraverso tre righe, ogni a delle quali rispecchia una caratteristica dell’uomo, a significare l’incertezza e la coerenza.

Cos’ì la prima riga di ogni terzina esprime l’aspetto logico e razionale, la seconda il sentimento e le emozioni, la terza la sfera etico-morale.

A supporto della tesi, prendiamo come esempio la terzina iniziale del Poema, forse la più conosciuta, dove il primo verso:

“Nel mezzo del cammin di nostra vita” attiene all’aspetto descrittivo, introdotto dalla ragione;

Il secondo:

“mii ritrovai in una selva oscura” ci immette in una situazione di timore che investe un forte sentimento di disagio;

Il terzo:

“chè la diritta via era smarrita”

 Indulge ad un vero e proprio giudizio morale.

Questa unicità dell’anima medioevale si è smarrita purtroppo nel tempo, quando, a poco a poco, gli uomini hanno imparato a separare le diverse sfumature dell’anima, frantumandone le caratteristiche e perdendo così di vista l’unità linguistica e conoscitiva originaria.

A questo punto il prof. Lodes ha preso in mano una pagina di Amos OZ, intellettuale ampiamente riconosciuto, che parla di cosa è cambiato nella fede degli uomini nell’Ottocento:

“Fino al XIX secolo, più o meno intorno alla metà  del XIX secolo grosso modo a seconda del paese o del continente, ma grosso modo fino al XIX secolo, quasi tutti, in gran parte del mondo, avevano almeno tre certezze: dove avrebbero trascorso la vita, che cosa avrebbero fatto peer vivere e quello che sarebbe successo post morte. Quasi tutti, centocinquanta’anni fa più o meno, quasi tutti in tutto il mondo, sapevano che avrebbero trascorso la vita là dove erano nati, o nei pressi, magari nel villaggio limitrofo. Tutti sapevano che si sarebbero guadagnati da vivere più o meno come i loro genitori avevano fatto nella generazione precedente. E tutti sapevano che, se si fossero comportati bene, sarebbero approdati a un mondo migliore, dopo la morte. Il XX secolo ha eroso, spesso distrutto, queste ed altre certezze“.

Oggi dice Oz, tutto è cambiato. La maggior parte di noi non sa per certo dove vivrà, che lavoro farà e soprattutto non ha nessuna certezza sulla vita dopo la morte.

Dante Alighieri viveva nel mondo di ieri, nel mondo in cui queste tre certezze erano ancora ben salde. E benchè Dante abbia fatto un lavoro diverso da quello che si potevano aspettare i suoi genitori, benché abbia vissuto metà della vita in esilio, in un luogo diverso da quello in cui, fino ad un certo punto, si sarebbe aspettato di vivere, aveva delle idee molto precise sulla vita dopo la morte ed era sicuro che queste idee fossero condivise dai suoi lettori.

Noi che viviamo nel mondo di oggi, quello che non possiede le grandi certezze di cui parla Oz, chi chiediamo che cosa c’è ancora di interessante in Dante, che cosa c’è di attuale, di contemporaneo nella Commedia. Perchè la leggiamo ancora? Perchè è bella? Perchè Dante è un grande poeta? Perchè cos’è ha deciso centocinquant’anni fa chi ha scritto i programmi della scuola italiana postunitaria? Perché ci insegna qualcosa del suo tempo? O ci interessa ancora qualcosa del senso profondo del poema? Sono quesiti complicati e allo stesso tempo banali, ai quali forse ti risponde nello stesso modo in cui si risponde alle domande “Perchè leggiamo ancora Omero” o “Perchè si mette ancora in scena Schakespeare?”. Però Dante sembra essere un caso particolare, perché negli ultimi decenni il suo successo è stato travolgente: Dante è diventato più di Omero, forse quanto Schakespeare, un’icona pop, un brand, un prodotto commerciale. Ed è recentissima, del 2020, l’istituzione di un Dantedì, un giorno dedicato interamente a Dante sul paradigma dello Schakespeare Day o del Bloomsday (in onore di James Joyce). Questo successo planetario si accompagna al tentativo da parte degli studiosi di spiegarlo e di capire perchè sia cos’è popolare, ma anche, in fondo, di renderlo ancora più popolare.

Il prof. Lodes ha evidenziato in chiusura una formula di successo di Dante: la sua attualizzazione. Pare che Dante piaccia maggiormente se viene mostrato al pubblico in quanti modi è vicino a noi. In alcuni casi questo tentativo di attualizzare è forzato, in altri no. Infatti per certi aspetti Dante è contemporaneo, per altri non lo è. Per altri ancora è vicino e lontano allo stesso tempo: è semplicemente diverso. E in questa diversità, ha evidenziato il prof. Lodes, risiede il suo interesse principale, e non nella possibilità di ritrovare coincidenze più o meno casuali tra la visione del mondo e la nostra.

La conferenza si è dilungata con quesiti da parte del pubblico dal Presidente della Uil prof. Lodes, ha preso poi parola il vicepresidente ddell’associazione Unione Italiana di Lima, avv. Aldo Cavassa Polack, il quale ha ricordato come il paradigma Alighieri sia alla base degli studi anche a Lima in Perù, ossia è una lettura, anche se antologizzata che si effettua un pò in tutte le scuole di ogni ordine e grado del Perù. 

In ultima istanza il vicepresidente ha ricordato poi i prossimi due incontri della UIL che avverranno online tramite meet:

- 21 aprile: festa mondiale del libro, istituita dall’Unesco dal 1995, istituita per commemorare il decesso nel 1616 di gettare grandi figure della letteratura universale: lo spagnolo Miguel De Cervantes, il britannico William Shakespeare ed il peruviano Inca Garcilaso;

- 25 aprile: anniversario della liberazione d’Italia dal nazifascismo, la fine dell’occupazione e nazista e la definiva caduta del regime fascista.

Testi consultati:

Lodes, A. Viaggio Ultramondano. Lima: [s.n.], 2019; 
Oz, A. Contro il fanatismo. Milano: Feltrinelli: 2004;
Sereni, V. Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti. Torino: Einaudi, 1981;

Prof. Alessio  Lodes & Direttivo UIL
Lima (Perù)
Succursale Pordenone (Italia)
email:
unioneitalianidilima2019@gmail.com