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Mussolini copia Churchill?

Due discorsi, ad un anno di distanza, pronunciati dai due leader contengono la stessa frase. Gli studenti della magistrale in Mass media e politica autori della scoperta avanzano l’ipotesi del plagio e mettono a confronto le opinioni dei loro docenti.

E’ il 23 dicembre del 1940. Il premier britannico Winston Churchill, dai microfoni di Radio Londra, parla, in inglese, agli italiani per tentare di convincerli della follia di un conflitto che contrappone da sei mesi Gran Bretagna e Italia. Una guerra catastrofica la cui responsabilità, secondo Churchill, è da attribuire a "un uomo, un solo uomo" ("One man, one man alone"): Benito Mussolini.

Ad un anno di distanza, l’11 dicembre del 1941, è il duce a parlare agli italiani. Nel motivare la decisione di dichiarare guerra agli Stati Uniti Mussolini utilizza le stesse parole del discorso di Churchill per addossare "ad un uomo, un solo uomo" (il presidente Roosevelt questa volta) la responsabilità dell’allargamento del conflitto.

La curiosa analogia nell'oratoria del due leader è stata individuata dagli studenti del Corso di laurea magistrale in Mass media e politica della Facoltà di Scienze Politiche Ruffilli di Forlì, nel corso del loro laboratorio Multimediale.

"Appena gli studenti mi hanno mostrato o meglio fatto ascoltare la loro scoperta – racconta il docente del Laboratorio Davide Savelli, autore televisivo e documentarista – mi è parso subito trattarsi di qualcosa di quanto meno interessante da un punto di vista storico-divulgativo, al di là delle analisi storiche".

Analisi che del resto rivelano opinioni contrastanti.  Per Maria Laura Lanzillo, docente di Teoria e storia dell’opinione pubblica, si tratta di "una citazione indiretta più che di un plagio". "Il discorso di Churchill - prosegue infatti la docente - sicuramente non poteva essere diretto alla grande platea del popolo italiano se non altro perché il discorso è in inglese, quindi il leader britannico solo apparentemente parla al popolo italiano, ma evidentemente si rivolge a interlocutori ben precisi". E' d’accordo anche Cristian Vaccari, che insegna Comunicazione politica, per il quale l’espressione, ripresa ben cinque volte, è però "un plagio nel senso che riprende non solo un concetto, ma l’espressione lessicale usata per esprimerlo". Anche per Paul Bayley, docente di Analisi del linguaggio politico, "sembra chiaro che Mussolini abbia letto quello che Churchill aveva detto, quindi se non di plagio possiamo parlare di provocazione".  Del resto ricorda Bayley "nel discorso politico non esiste copyright e la citazione rubata e l’allusione sono all’ordine del giorno". Venendo all’oggi "per esempio Blair copiava sicuramente, almeno stilisticamente Clinton, mentre Kennedy nel suo discorso di accettazione per la candidatura ai democratici americani cita senza nominarlo Abramo Lincoln".

E che dire di Obama? "La retorica politica è basata intrinsecamente sulla citazione – spiega Cristian Vaccari – Nella sua campagna del 2008 Obama ha basato la sua comunicazione sullo slogan Yes, we can, che è una traduzione dello spagnolo Si, se puede che era lo slogan di un movimento di cittadini ispanici sviluppato diversi anni prima.  Siccome la politica è fatta di idee e incontri tra le persone, appropriarsi delle idee e dei punti di vista degli altri è una delle attività che la politica deve compiere. Il problema è semmai che la copia sia trasparente e non sia fatta in maniera da illudere le persone che un’idea prodotta da un altro sia l'idea di chi parla". (A cura di Monica Lacoppola)