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La secolarizzazione: società del pluralismo

di Dr. Alessio Lodes

Nel suo divenire storico, prima di essere philosophicus, faber, oeconomicus, tecnologicus, l’uomo è, o sicuramente è stato, homo religiosus. Dal Paleolitico in poi – e forse si dovrebbe dire fino ad oggi – l’uomo lascia tracce, immagini, documenti che mostrano il suo rapporto con una o la sua ricerca di una «Realtà assoluta» che lo trascende e che trascende il mondo ma, al tempo stesso si manifesta in esso. E come insegna l’antropologia religiosa moderna, è questo un fatto  non riducibile al sociale, anche se nel sociale trova, ri-trova o ri-disegna questo rapporto o questa ricerca. Il sacro come esperienza umana del trascendente e dell’ineffabile, come mostrò Rudolf Otto, e che all’homo religiosus appare come una potenza di ordine diverso da quello naturale, così come emerge nel suo divenire storico e nello specifico delle culture, presentando un elemento di forte comunanza: pure nella specificità delle diverse religioni il comportamento dell’uomo mentre vive l’esperienza  esistenziale del sacro esprime una condizione strutturale del suo esistere.  

Nella lingua francese del XVI secolo, il termine secolarizzazione, indicava la riduzione di un chierico regolare allo stato laicale. Nell’ambito del diritto canonico l’espressione saecularizatio ha conservato fino ad oggi tale significato.  

Il termine secolarizzazione è usato, per la prima volta nel 1648, durante le trattative per la pace di Westfalia, per indicare l’espropriazione di terre e possedimenti sottoposti a giurisdizione ecclesiastica. Durante la Rivoluzione francese, l’espropriazione dei beni della Chiesa si trasforma in programma politico: il termine secolarizzazione va sempre più a delineare un insieme di atteggiamenti di indifferenza per istituzioni e pratiche religiose.  

Nel Settecento, attraverso una progressiva separazione, sul piano organizzativo, della vita laica da quella religiosa, si assiste a una riduzione del senso del sacro nella società; il che facilita la diffusione in Europa, in tutte le classi sociali, di nuove idee legate alla dinamica di una nuova società urbanizzata e industrializzata: efficienza, produttività, formalizzazione dei rapporti, stabiliscono i nuovi schemi di ragionamento creando nuovi ruoli e professioni. Il conseguente mutamento di valori con la sua relativizzazione dei modelli, cambiano i “sistemi di significato” tradizionali che, sottoposti a critica, vengono abbandonati. Altri modelli, filosofici, psicologici, teologici, intervengono sulla dinamica culturale, incrementando la già articolata critica alla religione.

La secolarizzazione è quindi un processo sociale di lungo periodo il cui esito, per la religione tradizionale, pare quello di aver ceduto alla trasformazione dell’organizzazione sociale, che adesso funziona senza legittimazione religiosa. Essa “si riferisce a un trasferimento di proprietà, potere, attività, funzioni manifeste e latenti, da istituzioni con riferimento soprannaturale a istituzioni (spesso nuove) che operano con criteri empirici, razionali, pragmatici. E una gran parte della popolazione cerca nella religione solamente un appoggio occasionale e talvolta neanche quello”.
 
Dello stesso avviso è Acquaviva, che per altro tra i primi contemporanei teorizza la scomparsa del sacro dalla vita quotidiana dell’uomo; identifica due conseguenze storiche, rispettivamente la “secolarizzazione del mondo”, che vede la realtà profana auto-legittimarsi senza ricorso al sacralereligioso; e la “secolarizzazione della religione” che si apre al profano, adeguandosi ai tempi cambiando di qualità e diminuendo in intensità. Egli sostiene che nella società moderna si assiste a un fenomeno di dissacrazione, di svuotamento di significato dei riti, che non permettono più l’esperienza del “radicalmente Altro”. È l’eclissi del sacro (Acquaviva S., 1961). Stesse riflessioni, scrive in proposito Burgalassi, si possono trovare in Gehlen, Schutz, Luckmann che, attraverso un pensiero pratico-teorico dell’interpretazione del concetto di “secolarizzazione,” prevedono una progressiva “perdita secca degli spazi del sacro” e un salto indietro nell’analisi sociologica. Interpretazioni più caute sono quelle di Le Bras e Cox, che valutano con maggiore prudenza quanto si viene sfrondando o perdendo nella religiosità.

Da quanto sopra possiamo ritenere possibile dedurre una persistenza della dimensione religiosa nella società contemporanea anche nella sua diffusa secolarizzazione. L’apertura al trascendente è rintracciabile anche se le modalità non sono sempre consone con le espressioni ufficiali della religione.

Scrive in proposito Pace: “se è vero che per Comte il progresso scientifico inevitabilmente porta alla fine della religione, è altresì vero che essa, nel momento in cui sparisce, si “reincarna”, per così dire, in uno stadio della mente e della psiche umana, la scienza”(Pace E., 1997). Gli fa eco, nel suo “Brusio degli angeli”, Berger (1970) che sostiene un recupero del trascendente, prevedibile in base all’esperienza storica. “Solo il senso della trascendenza può restituire all’uomo la proporzione fra i valori delle cose e ci offre la possibilità di non prenderci troppo sul serio: bisogna avere sperimentato la spaventosa assenza di umorismo che è propria delle odierne ideologie rivoluzionarie per apprezzare pienamente la virtù che la prospettiva religiosa possiede di restituire gli uomini alla loro umanità”. 

Il fenomeno della secolarizzazione riguarda dunque una visione del mondo che cessa di essere religiosa (non ha più le caratteristiche funzioni sociali che dovrebbe avere la religione), ma che, ciò nonostante, sopravvive, perché l’uomo ne ha sempre bisogno. Quasi come naturale proseguimento delle conclusioni di Berger sono da considerare le affermazioni di Luckmann (1969), per il quale la decadenza e la scomparsa di qualche forma religiosa di tipo sacrale non può essere identificata con la fine della religione. Sta anzi nascendo, sostiene Luckmann, una nuova religione, che trova la sua forma simbolica in una visione del mondo con un minimo di trascendenza.  

Sulla scia di queste osservazioni si pongono i rilievi di Acquaviva (1961), per il quale la crisi religiosa odierna va intesa come il connubio tra secolarizzazione e dissacrazione, accennando nuovamente, in questo modo, ai problematici rapporti che legano tra loro sacro e religione. Egli propone un’attenta distinzione fra uso magico del sacro e esperienza del sacro e attribuisce a quest’ultima lo stesso significato che nella tradizione dottrinale cattolica ha sempre avuto l’esperienza mistica, intesa come conoscenza sperimentale e amorosa di Dio, sia pur ridotto a un quid non meglio definibile di un “radicalmente Altro”. La fine dell’uso magico del sacro conduce a un “collasso di significati, in senso sociale, dei comportamenti religiosi tradizionali”. La religione tuttavia sopravvive, grazie all’esperienza mistica, pur mutando contenuti psicologici e culturali, assumendo un ruolo più “sotterraneo e nascosto”.  

Testi consultati:

- Acquaviva, S. S., L’eclissi del sacro nella civiltà industriale. Dissacrazione e secolarizzazione nella società industriale e postindustriale, Comunità, Milano 1961;
  
- Beckford, J. A., Religione e società industriale avanzata, Borla, Roma 1991;

- Bellah R. N., Civil Religion in America , in “Daedalus”, vol. 96, n. 1, 1967;
 
- Berger Peter L., Brusio degli angeli. Il sacro nella società contemporanea, Il Mulino, Bologna 1970;

- Burgalassi, S. e Guizzardi, G., Il fattore religione nella società contemporanea, FrancoAngeli, Milano 1983;
 
- Cipriani, R., La religione diffusa. Teoria e pratica, Borla, Roma 1988;  

- Luckmann T., La religione invisibile, Il Mulino, Bologna 1969; 

- Martelli S., La religione nella società post-moderna. Tra secolarizzazione e de-secolarizzazione, EDB, Bologna 1990; 

- Pace E., Credere nel relativo, UTET, Torino 1997.

Dr. Alessio Lodes è docente, autore e ricercatore; laureato in Lettere, in Conservazione dei beni culturali ed in lettere Moderne e Classiche; è autore dei seguenti libri:

Dalle Origini Latine all'Italiano di Oggi

Le Le origini e gli sviluppi della letteratura latina

Corso di lingua e grammatica italiana

Il romanzo classico dalle origini greche ai due romanzi latini

Dr. Alessio Lodes
Pordenone (Italia)
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