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Presidente da UIL rebate jornalista italiano que desdenhou dos descendentes

O presidente da Unione Italiana Del Lavoro (UIL), e coordenador da UNIONE em São Paulo, Fabio Porta, rebateu as afirmações do jornalista Sergio Romano, do jornal Corriere della Sera, que no último dia 26, dia do início da visita de Romano Prodi ao Brasil, tratou com desdém os ítalo-brasileiros, sugerindo ao primeiro-ministro italiano que não se ocupasse em demasia com a “retórica da emigração”.

Na carta que enviou Sergio Romano, Fabio Porta contesta a falta de importância manifestada pelo jornalista à comunidade italiana residente no Brasil. Ele também aponta a relevância de manter as raízes culturais hoje existentes, como elemento favorável às relações bilateriais entre o Brasil e a Itália.

Leia a carta na íntegra, cujo título é: Caro Sergio Romano, Prodi non ti ha ascoltato (per la fortuna dell’Italia e del Brasile)

Caro Sergio Romano,

è probabile che il Presidente del Consiglio abbia letto stamane il tuo editoriale, che lo chiamava in causa direttamente a proposito del suo viaggio in Brasile.

Una cosa peró è certa: non ha ascoltato il tuo invito, anzi il tuo consiglio a “snobbare” la grandissima comunitá italiana qui residente (a proposito, 31 milioni – secondo l’ultima ricerca Caritas – non 18 milioni, come scrivi sul “Corriere”).

E non mi riferisco all’incontro di stasera con la nostra collettivitá, dove quella che tu gentilmente definisci “la retorica dell’emigrazione” forse avrá un inevitabile spazio, ma ai discorsi tenuti stamane presso la sede della FIESP (la Confindustria brasiliana) dallo stesso Prodi e dal ‘padrone di casa’, il Presidente della FIESP Paulo Skaf.

Perché, caro Romano, si dá il caso che il 65% delle imprese di San Paolo siano guidate da nostri discendenti, spesso in possesso di cittadinanza italiana, e che – solo per fare un esempio attuale – quasi tutta la materia prima e la tecnologia del biocombustibile (quello per il quale il Presidente Bush si è precipitato la scorsa settimana qui a San Paolo) sia in mano a industriali italo-brasiliani.

E allora? Perché consigliare Prodi a “non occuparsi di queste cose” e a “chiudere rapidamente il capitolo retorico dell’emigrazione” invece di capire – come ha enfatizzato giustamente il Presidente degli industriali brasiliani – che la enorme e spesso maggioritaria presenza della popolazione di origine italiana in Brasile costituisca uno straordinario elemento di rafforzamento e sviluppo delle nostre relazioni bilaterali con questo e con tutti i Paesi del Mercosud?

Forse a monte di tutto questo, caro Romano, esiste un atteggiamento tipico di certa intellettualità italiana, ancora presente (ma meno di qualche anno fa) in certi ambienti della nostra diplomazia all’estero.

Se non si taglia alla radice questo pregiudizio culturale, rispetto al quale avevo giá criticato nel corso dell’ultima campagna elettorale un tuo reportage dove gli italiani in Sudamerica venivamo definiti in maniera a dir poco ‘macchiettistica’, non chiuderemo mai – come tu vorresti - quel capitolo retorico sull’emigrazione che, ahimé, editoriali come il tuo di oggi non faranno che perpetuare all’infinito.

Questo, per nostra fortuna lo ha ben capito il caro Romano (Prodi, questa volta, non Sergio)

Con  stima,

Fabio PORTA
Coordinatore L’UNIONE di San Paolo (Brasile)